Radici antiche in veste contemporanea

Ci sono voluti quasi 15 anni per vedere la nascita di Borgo Hermada, ma è valsa la pena di aspettare. La gestazione del progetto parte nel 2008 con l’acquisto dell’area con i due edifici vincolati dalle Belle Arti; prosegue con il masterplan firmato da TRA Architetti e poi con il progetto architettonico di Mediapolis Engineering, Tra Architetti e Filippo Orlando/+Studio – che ne è stato anche il direttore artistico – e così via.

“Fulcro del nuovo borgo residenziale con parco condominiale sono Palazzo Redentore, l’ex convento, e la più antica Villa Angelica. Le loro volumetrie sono state riequilibrate; la distribuzione interna è stata completamente rovesciata in modo che l’area giorno guardi verso la collina e l’area notte affacci sulla nuova strada alberata; l’involucro esterno è stato attualizzato con l’inserimento di elementi più contemporanei: nell’ex convento la griglia regolare in acciaio dei terrazzi, arricchita da elementi brise soleil in laterizio, scandisce la facciata interna e le testate scavate da loggiati rivestiti in legno naturale aprono scorci inediti sulla città e sulla collina; nella villa la lamiera pressopiegata, preverniciata e retroilluminata, crea un nuovo avancorpo, in parte coperto e in parte terrazzato, che ne rievoca il disegno originale”, sottolinea l’architetto Filippo Orlando.  

“La volumetria recuperata ha permesso di costruire in posizione leggermente arretrata due edifici a due piani – Casa San Martino e Casa della Vigna – che completano il perimetro del lotto nel loro disegno dichiarando la loro natura moderna”.

Ne risulta un complesso residenziale che per la posizione, la tranquillità, le differenze tra gli edifici che lo compongono e la presenza della Chiesa a buon diritto si merita il nome di Borgo, un termine che una volta era riservato ai piccoli centri antichi per lo più abbandonati e oggi è ricercato e apprezzato per la qualità di vita che garantisce.

Segno distintivo ed elemento di continuità, il basamento in laterizio faccia a vista di Palazzo Redentore, ritmato da lesene di varie misure e aperture, si trasforma nella piattaforma su cui poggiano le due ville e definisce gli spazi pubblici e i nuovi ingressi. Cerniera di tutto l’intervento, l’ingresso crea un inatteso spazio urbano, una piazza di comunità a uso pubblico.

Se all’esterno il rispetto della tradizione sfrutta tinte dal bianco caldo al grigio chiaro per gli intonaci e il classico color cotto delle tegole per le coperture, nel suo rivestimento il sistema dei percorsi che collegano gli edifici propone la modernità – unita alla durabilità, funzionalità, facilità di manutenzione, resistenza e igiene – del gres porcellanato di Ceramiche Keope. I passaggi all’aperto e gli scalini, i battiscopa e i pavimenti delle parti comuni interne rivelano la bellezza delle pietre dei monti italiani: per l’esterno Pietra di Lavis, Pietra di Bressa e Pietra di Bagnolo della versatile collezione “Percorsi Smart”; negli spazi coperti, la cui cromia spazia dal beige a un’ampia gamma di grigi, Pietra dai ciottoli multiformi (Dolmix Grey), pietra calcarea (Dunstone Beige) e pietra striata (Swisstone Anthracite) ma anche il più contemporaneo cemento (Londale beige).