Una mostra racconta la nascita delle piastrelle industriali
(Maggio 2024) | “Ma che data riporta l’atto di nascita delle piastrelle di ceramica?”. “E cosa hanno fatto nei primi decenni della loro vita?”
A queste domande ha cercato di fornire documentate risposte la mostra “Le piastrelle da piccole. 1889-1939: i primi cinquant’anni del Distretto”, dal 20 aprile 2024 allestita presso il Museo della Ceramica nel Castello di Spezzano, Comune di Fiorano Modenese.
Un periodo, quello degli esordi delle piastrelle di ceramica, finora mai esaminato da vicino per non dire ignorato. Ignoranza che ha alimentato l’errata convinzione che esse siano nate di fatto nel secondo dopoguerra, raggiungendo i vertici mondiali del settore negli ultimi decenni del 1900. Dal giorno alla notte come i funghi, per non dire quasi “per miracolo”.
Innanzitutto perché si pone il 1889 come data di nascita ufficiale? Perché in quell’anno all’Esposizione presso il Museo Artistico Industriale di Roma anziché campioni di tradizionale ceramica ornamentale fu presentato “un saggio di piastrelle in maiolica” pressate a secco poi smaltate e decorate. Erano le “pianelle”, così si chiamarono in un primo tempo le mattonelle poi piastrelle, messe a punto dalla Ditta Carlo Rubbiani, grazie all’innovativa introduzione di presse importate dall’Inghilterra. Recenti ritrovamenti, da studiare, potrebbero anticipare di qualche anno questa data.
La Ditta di Carlo Rubbiani, discendente di una storica famiglia di abili imprenditori, con successivi cambi di proprietà e di gestione diventerà poi Società Ceramica di Sassuolo e infine Ceramiche Marca Corona.
Le altre aziende in attività nei primi decenni del 1900 erano la Ceramica Veggia, lo Stabilimento Guido Siliprandi poi Ceramica Saime, la Saces e la Marazzi. Più piccole, e operative solo per i primi decenni del 1900 ma capaci di prodotti esteticamente molto interessanti e finora poco visti, le manifatture ceramiche Ing. Rizzi & Figli e la Ninzoli Marconi Lusenti.
Tra le industrie maggiori una delle più interessanti è sicuramente la Ceramica Veggia avviata nel 1924 sulla sponda reggiana del Secchia dal fornaciaio Eugenio Carani e Guido Giglioli con il nome appunto di Carani & Giglioli. L’ing. Antonino dal Borgo oltre a diverse altre innovazioni inventerà il Kervit, una rivoluzionaria piastrella dello spessore di 3 millimetri, anticipatrice già nei primi anni 1930 delle lastre sottili di oggi.
L’ing. Guido Siliprandi, rilevata nel 1926 l’antica Fabbrica della Terra Rossa di via Lea nel centro di Sassuolo, nel 1934 la trasferisce in un moderno impianto sulla strada per Modena e vicino alle ferrovie, chiamandola SAIME, Società Anonima Industria Materiali Edili.
Dal 1935 Eugenio Carani, anch’egli di una famiglia di abili imprenditori, al posto di una industria per lavorazioni del legno costruisce la ceramica SACES (Società Anonima Carani Eugenio Sassuolo).
Da ultimo entra in scena Filippo Marazzi che, smessa l’attività di droghiere, nel 1934, a 60 anni, impianta nella periferia nord di Sassuolo una fornace che dopo circa un anno inizierà la produzione di piastrelle.
Si può azzardare che Marazzi si butti nel mondo della ceramica perché questa dalla fine della prima guerra mondiale aveva iniziato una parabola ascendente che sarà interrotta solo dall’inizio della seconda. Dopo il 1920 un nuovo impulso fu dato da norme edilizie e di igiene pubblica che obbligavano al rivestimento con materiali lisci e facilmente lavabili, quali erano le piastrelle, di macelli pubblici, latterie, caseifici, salumerie, macellerie. Inoltre prendevano sempre più piede nuovi stili di vita nelle abitazioni, nelle quali le piastrelle risultavano il rivestimento più adatto e più economico per cucine, bagni e androni. Altri stimoli all’edilizia e al consumo di piastrelle arrivarono dall’introduzione dell’esenzione venticinquennale dell’imposta sui fabbricati. Tanto che la Camera di Commercio di Modena in una sua relazione del 1933 sull’andamento dell’economia provinciale scriverà che “un posto di notevole importanza è occupato dalle fabbriche di piastrelle smaltate per rivestimenti. Il centro di questa industria è Sassuolo, dove abbonda la materia prima ed esiste una maestranza abile, che si forma attraverso il vaglio dell’apprendistato. È questa una delle poche industrie che non ha, si può dire, mai rallentato la propria attività”.
E non rallenterà per tutti gli anni 1930, sia sul piano economico-finanziario che su quello impiantistico e produttivo, con continuo aumento degli addetti che arriveranno vicino al migliaio. Tanto che nel 1940 il Podestà, per il troppo afflusso di persone dai comuni vicini che arrivavano a Sassuolo in cerca di lavoro nelle ceramiche, chiese di potere applicare la legge che contrastava l’urbanesimo anche se Sassuolo non raggiungeva i 25.000 abitanti richiesti.
Si può dunque parlare di un primo “boom” che spiega come nel secondo dopoguerra sia stato possibile in tempi brevi il secondo, più grosso e diffuso, che ha portato il Distretto modenese-reggiano a “capitale mondiale della ceramica”.
La mostra “Le piastrelle da piccole. 1889-1939: i primi cinquant’anni del Distretto” racconta tutto questo, con approfondimenti sulle storie societarie, sugli imprenditori e i tecnici, sull’evoluzione dei processi produttivi e dei prodotti. Nella selezione in mostra ci sono pezzi rari, sia a struttura geometrica che figurativa, alcuni dei quali di inatteso interesse estetico e artistico puntano ai livelli alti della grafica inizio Novecento e Déco, segnalando l’evoluzione del gusto e del design fino a diventare oggetti d’arte e da museo. Ci sono anche immagini da una campagna fotografica sui rivestimenti con piastrelle di quegli anni tuttora conservati negli immobili storici del territorio.
La maggior parte dei materiali esposti provengono dalla Collezione che Antonio Medici ha messo insieme nel corso della sua vita, oltre 7.000 pezzi che i famigliari hanno donato al Comune di Fiorano Modenese.
La mostra è stata curata dal direttore del Museo della Ceramica Stefania Spaggiari e da un Comitato scientifico composto da Francesco Genitoni, Rolando Giovannini, Matteo Ruini e Vincenzo Vandelli.
È stata realizzata dal Comune di Fiorano Modenese in collaborazione con Confindustria Ceramica, Acimac, Società Ceramica Italiana, con il contributo per il catalogo di Marca Corona e per la ricerca scientifica di Marazzi Group.
La mostra resterà aperta fino al 25 maggio 2025 e sarà visitabile il sabato e la domenica dalle 15 alle 19.
Ingresso libero e gratuito. Visite guidate su prenotazione tutti i giorni.
Info: [email protected] – tel +39 335 440372.
Link: Mostre al Museo
BIOGRAFIE CURATORI
*Francesco Genitoni ha pubblicato un saggio storico, racconti, romanzi e poesie, biografie. Ha curato diverse pubblicazioni di argomento storico e letterario locale. Con Stefania Spaggiari, Paola Gemelli e Guglielmo Leoni ha curato Manodopera, sezione multimediale del Museo della ceramica del Comune di Fiorano Modenese, al Castello di Spezzano, inaugurata nel 2014.
Rolando Giovannini, 4° Preside dell’Istituto Ballardini di Faenza, già professore in ABA Brera e SSBAP Politecnico Milano, è geologo e diplomato in decorazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Con Giuseppe Liverani e Gian Carlo Bojani crea al MIC di Faenza la raccolta piastrelle recenti. Autore del progetto scientifico al Museo di Confindustria Ceramica, curatore della raccolta contemporanea al Museo della ceramica di Fiorano, collabora al Museo del Design Italiano Triennale di Milano (2023-2025).
Matteo Ruini, archivista e ricercatore storico, dopo aver collaborato con il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza è attivo come consulente presso il Centro di Documentazione dell’Industria italiana delle piastrelle di ceramica presso Confindustria Ceramica, la Galleria Storica di Ceramiche Marca Corona s.p.a e il Museo della ceramica di Fiorano nel Castello di Spezzano, per il quale sta seguendo la catalogazione della collezione Medici. Attualmente sta terminando il riordino e l’inventariazione dell’archivio del Teatro Carani e della collezione Roberto Costi.
Stefania Spaggiari, archeologa pre-protostorica di formazione ma interessata all’archeologia industriale, è appassionata di didattica della storia. Ha partecipato a campagne di scavo e pubblicato contributi di archeologia e storia del territorio. Impiegata nel Servizio Cultura e Turismo del Comune di Fiorano Modenese, è direttrice del Museo della ceramica di Fiorano al Castello di Spezzano.
Vincenzo Vandelli, architetto, è membro dello Studio Progettisti Associati di Sassuolo. Ha iniziato ad occuparsi di ceramica sassolese con Francesco Liverani con cui ha pubblicato vari saggi. Ha collaborato alla monografia sui 250 anni di ceramica a Sassuolo di Marca Corona. Ha curato il progetto di allestimento di Galleria Marca Corona. Su riviste quali CER e Taccuini d’Arte ha studiato l’attività di Carlo Casaltoli e Terenzio Rizzoli.