Storia
Luigi Ghirri e Marazzi, un sodalizio durato dieci anni | di Simona Malagoli
Nell’ambito del percorso “A Paris pendant Paris Photo”, l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi ha esposto per la prima volta un nucleo di fotografie, quasi completamente inedite, realizzate da uno dei più grandi fotografi italiani del XX secolo: Luigi Ghirri. Ciò è avvenuto grazie ad un’importante operazione di valorizzazione intrapresa da Marazzi attraverso la condivisione di un’esperienza culturale unica, per durata, profondità e risultati. Ghirri, coinvolgendo anche Cuchi White e Charles Traub, ha realizzato per Marazzi un progetto di ricerca in cui la ceramica viene letta liberamente come superficie e spazio mentale, possibilità infinita di composizione, luce e colore: in dieci anni ne scaturiscono opere quasi del tutto svincolate dai canoni dell’immagine pubblicitaria ed estremamente coerenti ai temi cari al fotografo.
La mostra parigina Luigi Ghirri. Les années Marazzi 1975 – 1985, a cura di Ilaria Campioli, tenutasi sul finire del 2021 è stato il secondo appuntamento di un progetto espositivo che ha avuto la sua prima tappa al Palazzo Ducale di Sassuolo dove, negli spazi riallestiti dell’Appartamento dei Giganti, sono state mostrate trenta fotografie scattate da Luigi Ghirri conservate per quasi quarant’anni negli archivi di Marazzi. Un nuovo capitolo, dunque, della valorizzazione dello stretto sodalizio tra il fotografo e l’azienda, rivelatosi non casuale: “Si tratta in realtà di un ritorno a Parigi – ha affermato infatti Mauro Vandini, AD di Marazzi -, visto che il portfolio realizzato con Luigi Ghirri, Cuchi White e Charles Traub venne presentato proprio a Parigi nel 1984 negli spazi del primo showroom Marazzi in Avenue de la Grande Armée”.
La mostra, inserita all’interno della sala degli specchi e della quadreria del piano nobile della palazzina settecentesca che ospita l’Istituto, ha presentato una selezione di ventiquattro fotografie tra quelle realizzate nell’ambito della collaborazione tra l’artista e Marazzi. Nella sala degli specchi sono state collocate fotografie dominate da sfondi nei soavi toni del cotto – la clessidra, la dama, l’uovo, il cactus – affiancate ad immagini dedicate ad architetture ideali e frammenti di estetica classica in dialogo con griglie di piastrelle, il cui effetto geometrico e straniante è stato acuito dall’uso degli specchi e dei riflessi in una continua interrogazione della visione e le sue mille declinazioni. Nella sala successiva, la quadreria, le fotografie hanno mostrato come la ceramica diventi griglia geometrica che definisce gli spazi attraverso miniature, cambi di prospettive, piccole illusioni ottiche, e poi le immagini con gli strumenti dell’apprendimento infantile – il pallottoliere, le matite colorate, la lavagna – accanto a quelli del gioco – la palla – e dell’immaginazione – un arcobaleno sorretto dall’ombra di una mano.
Luigi Ghirri. Les années Marazzi 1975-1985 ha rivelato quanto Ghirri abbia utilizzato la ceramica per approfondire temi come la funzione stessa della fotografia, il suo essere strumento per interrogare il mondo, per comprendere la percezione collettiva e condivisa, per analizzare l’architettura, la rappresentazione del paesaggio, l’illusione. “Nella produzione realizzata per Marazzi, Luigi Ghirri inserisce il materiale ceramico all’interno di una riflessione più ampia sulla rappresentazione – ha spiegato la curatrice Ilaria Campioli -. Le superfici entrano a far parte di quel sistema di misurazione e riduzione del mondo in scala così importante per l’autore in quegli anni. La combinazione dei diversi piani e le griglie gli permettono di approfondire la riflessione sulla conoscenza e sull’apprendimento, come fossero un foglio su cui imparare ogni volta a scrivere e disegnare.”
Le prime collaborazioni risalgono al 1975: Ghirri era entrato in azienda in punta di piedi per scattare la ceramica Marazzi. Ma a differenza dei fotografi commerciali, avvezzi a riprodurre i cliché del settore attraverso la tecnica e l’esperienza, Ghirri s’interessava profondamente al suo soggetto e lo interpretava liberamente, secondo la sua poetica. Nelle sue immagini, la piastrella funge ora da sfondo per una rosa, ora da superficie su cui si posano due pastelli, ora da palcoscenico per un pianoforte in miniatura. La collaborazione proseguì fino al 1985, poi le strade del fotografo e dell’azienda si divisero: Ghirri si dedicò agli innumerevoli progetti che aveva in testa e svolse commesse per altri marchi, Marazzi continuò a rivolgersi alla fotografia come strumento per veicolare nuove idee.
Le immagini scattate da Ghirri, conservate per decenni in azienda e molte mai pubblicate, sono riemerse nuovamente, al di là del capitolo espositivo, riunite per la prima volta nel prezioso volume, edito nel 2020, Luigi Ghirri. The Marazzi Years 1975 – 1985, volto a certificare il successo di quella collaborazione tra un’azienda lungimirante e un artista che ha saputo rivolgere il suo sguardo geniale ad un oggetto bidimensionale come la piastrella ceramica. Dedicato a questa speciale produzione di Ghirri è inoltre il sito di approfondimento www.ghirri.marazzi.it.
Maggio 2022