I fattori distintivi della ceramica italiana

Nei sei decenni di storia industriale il settore ha definito peculiari aspetti relativi alla tecnologia, alla sostenibilità, al prodotto ed alla proiezione internazionale
Di Andrea Serri

(Dicembre 2024) | Il libro sui 60 anni di Confindustria Ceramica, retrospettiva sugli eventi e i traguardi raggiunti dal settore, rappresenta uno strumento utile anche per cogliere i fattori distintivi dell’industria italiana rispetto ai competitor internazionali. Fattori che, consolidatisi nel corso del tempo, continuano tuttora a caratterizzare il settore, le aziende ed i prodotti fatti in Italia.

Fin dagli anni ’60, l’organizzazione del settore si basa su logiche industriali finalizzate ad ottenere elevati volumi di prodotto e bassi costi unitari. L’attenzione alle modalità di produzione, attraverso l’automazione del processo giunta fino ad Industria 4.0, è un percorso perseguito attraverso una costante innovazione di tecnologie, tutte nate in Italia. Assolutamente non un caso, se si pensa alla concomitante presenza nei distretti italiani di chi produce ceramica e lastre a fianco di chi sviluppa le relative tecnologie e servizi, garantendo significative economie di scala. Il costante flusso di investimenti fatti per creare ed aggiornare le linee di produzione hanno trasformato in realtà tutto questo.

Nelle fabbriche italiane tecnologia fa rima con sostenibilità, nel senso che il ricorso alle più moderne tecnologie (italiane) di produzione consente anche di ridurre al minimo l’impronta ambientale. Oggi il riciclo completo degli scarti di produzione si unisce ai più bassi consumi energetici a livello mondiale definiscono le BAT mondiali, rese possibili anche dall’uso di tecnologie ad elevata efficienza quali la cogenerazione ed un forte ricorso a campi fotovoltaici. Eccellenza della manifattura che si affianca all’attenzione per gli ambienti di lavoro e, soprattutto, alle persone che qui lavorano, dove da anni sono presenti protocolli di prevenzione, attività di formazione continua e iniziative di welfare aziendale e di settore.

Un terzo set di fattori distintivi dell’industria ceramica italiana riguarda l’attenzione e la cura del prodotto. Il gusto del bello, che da sempre caratterizza gli italiani che vivono in un paese che ospita il 70% dei beni culturali di tutto il mondo, viene continuamente ricercato attraverso una organizzata attività di trend setter in diversi ambiti, utile per cogliere i segnali deboli del nuovo e trasformarli nelle tendenze delle superfici dell’abitare. Una evoluzione che si è affiancata a quella dell’innovazione delle tipologie che – a partire dal cottoforte per passare alla monocottura, dal gres porcellanato alle grandi lastre – sono tutte nate nel nostro paese. Tutto questo è il saper fare ceramica, da intendersi nella capacità di ‘saper mettere a terra’ tutte queste innovazioni, per renderle fruibili dal mercato.

Ultima, ma non meno importante, è la presenza mondiale della ceramica italiana. Fin dagli anni ’70, l’attenzione a Francia e Germania prima ed agli Stati Uniti a stretto giro, hanno allargato gli orizzonti del settore, consegnandoci quello che tuttora è il campione del commercio internazionale in valore, con il 29% del totale. Fin dai primi anni ’80 l’Italia ha avviato percorsi di internazionalizzazione produttiva e di strutture commerciali nei mercati a maggior domanda, per presidiare da dentro le aree a maggior consumo di prodotti di fascia medio alta. Fare tutto questo significa confrontarsi con competitor locali ed esteri in oltre 170 mercati del mondo, in situazioni anche molto diversi tra loro, ma risultando in diversi contesti – si pensi agli Stati Uniti e ad alcuni Paesi europei – l’industria market leader in termini di quote di consumo.

L’insieme di tutti questi fattori rappresenta un unicum nel panorama mondiale, un luogo dove ceramica si fa un po’ ovunque, ma dove in nessun luogo come l’Italia convivono innovazione, tecnologia, distretti, investimenti continui, gusto del bello, capacità di fare ceramica, presenza sui mercati internazionali. E tanto altro ancora.

Cer Magazine Italia 76 | 12.2024