Da superficie edilizia a complemento d’arredo
(Novembre 2024) | Versatile e camaleontica – nella sua accezione positiva di capacità di adeguarsi ai diversi contesti nei quali si trova – sono peculiarità che, da sempre, caratterizzano la ceramica italiana. Fin dagli anni ’60 dalle smalterie italiane sono uscite soluzioni in grado di declinare tutti i colori dell’iride e le grafiche più diverse, con escursioni – più avanti nel tempo – sulla struttura del prodotto stesso. L’evoluzione dello sviluppo tecnologico è andata di pari passo con l’aumento della dimensione delle singole piastrelle, diventate nel frattempo lastre. La decorazione digitale e le tecniche di deposizione delle polveri, capaci anche di ‘lavorare sul fianco della superficie’, hanno chiuso il cerchio consegnandoci legni ceramici con venature e marmi e pietre con strutture assolutamente straordinari.
L’innalzamento delle prestazioni tecniche e la costanza nelle prestazioni del singolo prodotto, reso possibile anche dal controllo tecnologico del processo e da una accurata scelta delle materie prime, hanno aggiunto nuovi spazi di destinazione ai tradizionali bagni e cucine. Dapprima negli altri ambienti della casa quali camere da letto, soggiorni e scale interne per poi passare, grazie all’ingelività ed allo spessore maggiorato, anche al di fuori dell’edificio abitato. La più grande dimensione del monolite ceramico lo ha resto elegibile per i grandi spazi dove – già da almeno 20 anni – la ceramica italiana viene usata con successo. Un percorso di ingresso in nuovi ambiti e contesti che, nel campo dell’edilizia, è finito solo quando passando dall’interior design all’architettura, dalle facciate esterne all’urbanistica … sono terminate le destinazioni d’uso possibili.
Possiamo allora considerare raggiunto il traguardo finale per la ceramica italiana? Assolutamente no. Il passo indietro che ha riportato a rileggere e riconsiderare le caratteristiche di base del prodotto – inassorbenza, resistenza agli acidi, assenza di rilascio di sostanze tossiche, tra le altre – ha consentito di farne due avanti, verso una nuova lettura nell’uso della ceramica italiana: quella del complemento di arredo, una promettente nicchia in gran parte ancora da presidiare. Top e backsplash per bagni e cucine, superfici di appoggio per tavoli, ante e mensole per mobili da cucina, rivestimenti per sportelli di elettrodomestici ma anche di armadi a muro, fino ad arrivare a rivestire le porte interne ed esterne rappresenta già da adesso la lunga – ma certamente non ancora completa – lista delle possibili destinazioni d’uso delle lastre ceramiche italiane.
Nicchie che singolarmente assorbono pochi metri quadrati, ma ad elevato valore aggiunto, che forse poi così tanto piccole non sono già più. L’articolo sulla produzione di cucine in Europa, presente in questo numero di Cer Magazine, ci dice che il 7% dei top per cucine nel 2021 erano fatti in ceramica, un valore salito al 9% nel giro di 24 mesi. Se consideriamo che nel 2023 il solo valore della produzione di cucine in Europa vale poco meno di 20 miliardi di euro e che la ceramica italiana è in grado di rivestire bene anche le ante dei mobili e degli elettrodomestici ad incasso, forse la nicchia sta diventando realtà ampia ed interessante. In cucina, ma non solo.