(Giugno 2024) | Esmeralda Calabria, la regista autrice dell’opera, – nonché documentarista, vincitrice di numerosi premi tra i quali tre David di Donatello, due Ciak d’oro e tre Nastri d’Argento – a cui è stata affidata la realizzazione del documentario, arriva nel distretto ceramico di Sassuolo per la prima volta nel 2022.
Un mondo, quello della industria ceramica italiana, che le era totalmente sconosciuto. D’altra parte, tutti coloro che ci lavorano sanno bene quanto sia difficile far conoscere la specificità di un tipo di produzione che, sebbene sia uno dei settori maggiormente rappresentativi del Made in Italy, forse per la sua complessità, è difficile da far conoscere all’esterno. Ciò che è conosciuto è senz’altro il prodotto, la sua bellezza, la sua qualità ma poco si sa al di fuori del mondo ceramico, di come si arrivi a fare quel prodotto. E’ questa la ragione, d’altra parte, che ha spinto Confindustria Ceramica, attraverso la società Edi.Cer. SpA, ad affidare il documentario ad una professionista che, anche alla luce dei riscontri ricevuti, a buon titolo rientra fra le migliori nel cinema italiano.
Esmeralda Calabria non si è accontentata di qualche informazione, ma ha voluto approfondire la conoscenza dei settori ceramici. Dati storici, biografie, letture di testi, libri e articoli e giorni e giorni dedicati ai sopralluoghi e ad incontrare le persone che sarebbero poi divenute protagoniste del documentario. Una preparazione che è durata alcuni mesi.
Il progetto del documentario nasce nell’ambito del più vasto progetto dedicato alla sostenibilità della industria ceramica italiana e doveva narrare quattro settori: piastrelle, laterizi, sanitari e stoviglieria. Più facile a dirsi che a farsi. Così la regista propone una linea narrativa che conduca lo spettatore nella conoscenza dei settori attraverso interviste prevalentemente a donne, che raccontino i quattro settori e attraversando quattro territori di produzione.
Dice Esmeralda Calabria: “Esiste una storia che da più di un secolo, attraversa il nostro Paese cucendo tra loro luoghi, biografie, competenze, impresa, arte, innovazione e ambiente e che ha reso l’Italia un’eccellenza a livello mondiale: è la storia della ceramica. Il film è un viaggio visivo e sonoro che attraversa alcuni degli epicentri di questa storia raccontata dal punto di vista delle donne. Sono le imprenditrici, le operaie, le artiste e le designer, ad accompagnarci nella creazione di un ritratto itinerante che mescola i luoghi dell’industria a paesaggi straordinari italiani, scoprendo che nell’incedere ritmico di macchinari sempre più sofisticati, scanner ad alta risoluzione, attrezzature robotizzate, c’è ancora spazio per tecniche tradizionali, e l’occhio umano rimane un elemento insostituibile”. Parole, quelle pronunciate dalla regista, che dimostrano subito come sia stata in grado di cogliere l’essenza del mondo ceramico.
E così si parte con le riprese durante le quali, in circa dieci giorni, si raccolgono interviste, immagini e racconti attraverso quattro settori e i loro territori. Il materiale raccolto è tantissimo, ore e ore di girato, come si suol dire nell’ambiente del cinema.
La selezione delle interviste da inserire, delle immagini, la costruzione di un filo narrativo dura qualche mese fino a riuscire a costruire una vera storia che con ritmo incalzante conduce lo spettatore a conoscere il mondo ceramico in viaggio attraverso l’Italia, le specificità dei settori ceramici e le persone, soprattutto donne che vi lavorano con passione e competenza.
Dice ancora la regista “Ho cercato di raccontare l’umano in quella specie di eccezione, di eresia imprenditoriale che è la ceramica. Impossibile prescindere, nel racconto, dal traino emozionale, umano dei protagonisti, per la maggior parte donne; dalla loro capacità di relazionarsi alla tecnologia, ai processi produttivi, riconducendoli in una sfera di sentimenti in armonia con l’etica del lavoro. Un’idea di impresa in cui le relazioni umane non sono un ostacolo ma una risorsa, necessaria, essenziale, come l’argilla o l’acqua”.
La regista conosce così il settore, si appassiona ad esso come chi ci lavora e, alla fine, riesce ad esprimere tutto ciò in un documentario della durata di 30 minuti.
E che l’impresa sia riuscita, non lo diciamo solo noi che abbiamo assistito la regista nella creazione del Docufilm, ma è dimostrato dall’avere vinto ben due riconoscimenti al Premio Film Impresa. Un Premio ideato dal mondo confindustriale e al contrario di quanto si possa pensare, per niente autoreferenziale. Questo premio infatti nasce a Roma, punto di riferimento nazionale per la produzione cinematografica, e nonostante sia solamente alla seconda edizione, ha già dimostrato di essere un Festival di alto livello per tre buone ragioni: la giuria presieduta dal Premio Oscar Gabriele Salvatores (presente alla premiazione) e composta, tra gli altri, da esperti del settore cinematografico come l’attrice Cristiana Capotondi, la critica cinematografica Piera Detassis, la produttrice cinematografica Elisabetta Olmi e la regista e sceneggiatrice Maria Sole Tognazzi; la tre giorni alla Casa del Cinema a Roma, ricca di dibattiti, incontri e conferenze, con partecipazione di protagonisti del cinema e dell’impresa italiana e durante i quali sono stati proiettati i film selezionati e candidati ai premi; la partecipazione al Premio delle più importanti realtà imprenditoriali italiane da Bulgari, a Stellantis a Legacoop e molte altre, che hanno investito su produzioni cinematografiche.
Il documentario Ceramics of Italy ha ricevuto così ben due riconoscimenti vincendo il Premio Miglior Film d’Impresa Area Documentaria e il Premio Ente dello Spettacolo – Rivista del Cinematografo, aprendo forse una nuova strada per far conoscere e apprezzare la ceramica italiana.