Storia
Cent’anni di storia. La ceramica vista da Montelupo Fiorentino | di Elena Pasoli
Cento anni di arte e di design, un secolo di intelligenza imprenditoriale e dialogo fra tradizione e innovazione sono al centro di una nuova realtà museale di impresa. Inaugurato a settembre 2021, l’Archivio Museo Bitossi è il risultato della musealizzazione dell’archivio industriale di Bitossi, una collezione di oltre 7.000 pezzi reso possibile grazie alla determinazione di Ginevra Bocini, quarta generazione della famiglia Bitossi, e alla sapienza dei diversi professionisti che hanno collaborato alla sua realizzazione. Una preziosa testimonianza di una storia di ricerca artigiana, innovazione e collaborazioni con i grandi maestri del design donata alla comunità.
È così che ha deciso di festeggiare il centenario della sua nascita il Gruppo Colorobbia, vera eccellenza del made in Italy nato e sviluppatosi nel cuore della Toscana, a Montelupo Fiorentino, una delle più antiche capitali italiane della ceramica. “L’Archivio Museo Bitossi rappresenta l’identità aziendale, è custode e divulgatore di memoria, depositario della cultura industriale; a lui è affidato il compito di raccontare la storia e la trasformazione dal passato ad oggi, guardando sempre al futuro”, racconta Ginevra Bocini. Ed è bello che questo racconto si snodi negli affascinanti spazi dell’ex fabbrica di ceramiche Bitossi: il museo – progettato dall’architetto Luca Cipelletti, fondatore di AR.CH.IT – copre una superficie di oltre 1500 metri quadri ricavati appunto all’interno dello spazio produttivo e conserva i locali nella loro struttura originaria, lasciandone evidente la memoria di architettura industriale. “Abbiamo adottato un metodo di progettazione che non vuole raccontare una storia isolandola in aree senza identità” – spiega Cipelletti – “bensì tende a contestualizzarla in spazi che generino più livelli di lettura e che aumentino nel visitatore curiosità e stimoli.”
Come dicevamo, l’Archivio Museo presenta un fondo ceramico di circa settemila pezzi, e qui davvero il visitatore non finirà di scoprire meraviglie! Innumerevoli sono state, infatti, le collaborazioni con artisti e designer straordinari, collaborazioni che hanno inciso la trama e il carattere dell’azienda, facendone un unicum assoluto: Ettore Sottsass, Nathalie Du Pasquier, George J. Sowden, Marco Zanini, Christoph Radl, Michele De Lucchi, Karim Rashid, Arik Levy, Fabio Novembre; fino alle ultime generazioni, come Max Lamb, Formafantasma, Dimorestudio, Benjamin Hubert, Quincoces-Dragò, Bethan Laura Wood e Pierre Marie. A queste si aggiungono le creazioni dello storico direttore creativo Aldo Londi, che ha guidato per decenni la ricerca e le esperienze di Bitossi, firmando lui stesso collezioni magnifiche come quella degli animali e la collezione Rimini. E non si può certo dimenticare l’opera ‘Il dormiente con il coccodrillo’ di Mimmo Paladino, una delle più note ed emozionanti installazioni del Maestro della Transavanguardia, parte di una serie realizzata per una grande mostra a Londra nel 1999, dove fu posta in dialogo con un impianto sonoro appositamente ideato dal musicista britannico Brian Eno.
Oltre alla bellezza e al valore delle opere della raccolta, una nota di particolare apprezzamento la merita anche la modalità dell’esposizione, frutto di una specifica regia museografica e curatoriale. Le ceramiche sono poste su scaffali in abete, ordinate per cronologia e tipologia, e fanno da sfondo a isole centrali dedicate a opere di particolare rilevanza per la loro unicità o dimensione. La raccolta è accompagnata dal ricco archivio cartaceo di disegni, quaderni di lavoro e altri documenti relativi alla progettazione e alla commercializzazione che vanno a formare una quadreria, in un denso gioco di rimandi tra materiali e informazioni. L’ultimo scaffale rimane vuoto; un posto da riempire con il risultato di nuove collaborazioni, tra cui prove tecniche e prototipi.
Ad accogliere l’ultima collezione Bitossi a catalogo, una project room dedicata, che attualmente ospita la serie di ceramiche firmate dal francese Pierre Marie, un incontro tra i mondi immaginifici dell’artista e la lunga tradizione ceramica.
Naturalmente un archivio storico di tale portata non nasce dal nulla; nel 2008 è stata fondata allo scopo la Fondazione Vittoriano Bitossi, dal nome di colui che nel 1942 raccolse l’eredità paterna a soli 17 anni, guidando l’espansione internazionale dell’azienda per molti decenni, fino alla sua scomparsa nel 2018. A lui si devono i primi esempi, durante il boom del dopoguerra, della moderna interazione tra la ceramica e i principali designer del settore, tra cui il grande Ettore Sottsass. Curatrice dell’archivio industriale è Marina Vignozzi Paszkowski, che afferma “Il lavoro di molti anni ha trovato la propria ubicazione e conservazione. Un racconto capace di rinnovarsi e valorizzare la cultura d’impresa, la storia di una fabbrica, di una famiglia, la storia di artigiani e di artisti. Una storia italiana.” Le fa eco Porzia Bergamasco, che da curatrice della mostra ha dovuto dare una struttura fruibile a questa collezione di rara vastità: “Il pubblico vivrà un’esperienza immersiva, totalmente fisica e percettiva che si compie da sé in uno spazio rigido, ma permeabile, nel quale tutto sembra animato e galleggiare. Muta al variare del punto di osservazione, del richiamo di una sagoma, della vibrazione di un colore…”.
L’inaugurazione dell’Archivio Museo è stata accompagnata dal libro-catalogo Handmade by Bitossi – 100Years of Tradition, nato dalla collaborazione con Christoph Radl, discepolo di Ettore Sottsass. Il volume raccoglie numerose voci del mondo del design, dell’arte e della moda, con aneddoti inattesi, riflessioni, ricordi lontani. Con loro, le fotografie di Delfino Sisto Legnani, che ha messo in scena le ceramiche Bitossi all’interno di splendidi ingressi milanesi, e quelle deliziosamente intime e romantiche di Piotr Niepsuj.
Marzo 2022