Architettura circolare

CRA-Carlo Ratti Associati si occupa di architettura, sviluppo urbano e design affrontando interventi su più scale, dai masterplan al design di prodotto. I progetti sfumano i confini tra naturale e artificiale, sperimentando nuovi metodi costruttivi e materiali con una particolare attenzione all’economia circolare
Di Alessandra Coppa

(Giugno 2024) | Architetto e ingegnere, Carlo Ratti, inserito dalla rivista Forbes tra i “Names You Need to Know” e Wired nella lista delle “50 persone che cambieranno il mondo”, è fondatore dello studio di design e innovazione CRA-Carlo Ratti Associati e sarà il direttore della prossima Biennale di Architettura di Venezia nel 2025.

 

 

Carlo RattiIl suo studio focalizza il vostro lavoro sull’utilizzo innovativo delle tecnologie digitali nell’ambiente costruito. Come vede l’evoluzione dell’architettura nel futuro?

“Pensare all’habitat del futuro significa anche dare una nuova configurazione allo spazio dell’abitare, perché si mantenga al passo con le esigenze sempre in evoluzione: credo che non stia cambiando tanto la forma degli spazi, quanto il loro uso: software più che hardware. Come uno smartphone su cui installiamo delle nuove App, le nostre case si adattano alle mutazioni delle nostre vite. È importante che una casa sia non solo comoda, ma anche flessibile e capace di trasformarsi a seconda delle nostre necessità, in spazio di lavoro o nella nostra palestra. Ripensare la parte ‘soft’ delle nostre abitazioni e dei nostri uffici sarà una bellissima sfida per i progettisti nei prossimi anni. Se penso all’abitazione del futuro, la immagino come un iPhone, cioè una piattaforma da riconfigurare sulla base delle nostre esigenze, mediante trasformazioni sia fisiche, sia digitali”.

 

Alla Biennale di Architettura di Venezia del 2025, di cui è stato nominato curatore, affronterà questi temi?

“Sono profondamente onorato di avere l’opportunità di curare la Biennale Architettura 2025, che si chiamerà “Intelligens”. Sarà dedicata all’ambiente costruito e alle numerose discipline che gli danno forma. L’architettura è al centro di esse, ma non da sola: fa parte di una compagine estesa che deve integrare arte, ingegneria, biologia, scienza dei dati, scienze sociali e politiche, scienze planetarie e altre discipline, collegando ciascuna di esse alla materialità dello spazio urbano. A noi architetti piace pensare di essere ‘smart’, ma la vera intelligenza è ovunque: dall’ingegno disincarnato dell’evoluzione naturale, alla crescente potenza di calcolo dei nostri computer, fino ad una diffusa saggezza collettiva. Per affrontare un mondo in fiamme, l’architettura deve riuscire a sfruttare tutta l’intelligenza che ci circonda”.

 

Già nel Padiglione Italia che avete realizzato all’Expo 2020 di Dubai, progettato da CRA e Italo Rota, con Matteo Gatto e F&M Ingegneria avete avuto l’opportunità di sperimentare molto legando ricerca e progresso…

“Avevamo concepito il progetto come ‘laboratorio’ di un sistema Paese che mette in mostra la sua complessità e si mette in gioco secondo un processo evolutivo che ricorda quello che succede in natura: adattamenti e mutazioni progressive infinite. Il Padiglione Italia è stato sviluppato come un living lab per promuovere i concetti di circolarità in architettura. Qui è stato possibile esprimere e realizzare il concetto di economia circolare, partendo dalla scelta dei materiali: la buccia d’arancia, i chicchi di caffè, il micelio del fungo o la plastica riciclata, estratta dalle acque degli oceani, sono diventati parte integrante della costruzione. Un altro modo di parlare di un mondo in cui le forme cambiano, senza che si butti via niente!”.

 

Italian Pavilion Expo Dubai 2020 (ph Michele Nastasi)
Italian Pavilion Expo Dubai 2020 (ph Michele Nastasi)
Italian Pavilion Expo Dubai 2020 (ph Michele Nastasi)
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In Italia avete realizzato due opere per Francesco Mutti, titolare dell’omonima azienda italiana, specializzata nelle conserve alimentari: la residenza The Greenary e la Canteen in provincia di Parma. Che soluzioni progettuali avete adottato?

 “The Greenary, la casa di Mutti che abbiamo progettato nella campagna di Montechiarugolo, è un edificio che si snoda attorno ad un albero – un maestoso ficus di oltre dieci metri di altezza – e che lavora su nuovi modelli di integrazione tra mondo naturale e artificiale. Una sequenza di volumi sospesi, religiosamente disposti attorno all’albero, crea sei nuovi spazi domestici dedicati ad altrettante attività: praticare yoga, ascoltare la musica, leggere un libro, mangiare insieme agli amici, condividere un drink e, inoltre, consente di conservare al fresco tutti i prodotti della campagna. La Canteen, sempre nello stesso luogo, è invece una mensa aziendale nella campagna vicino a Parma. La mensa costituisce un’unità coerente con lo stabilimento di trasformazione del pomodoro e gli altri edifici del masterplan per la tenuta Mutti. Un primo passo in questo processo è stata la costruzione di The Greenary. Canteen è dotato di una sala da pranzo con un tetto verde realizzato con terreno compattato prelevato dalla terra direttamente sottostante. Seduti nella struttura in vetro incassata, i commensali saranno completamente immersi nel verde, mangiando allo stesso livello del prato esterno. La nuova struttura di ristorazione sarà gestita da un team culinario rinomato per i suoi ristoranti stellati Michelin e sarà accessibile sia ai dipendenti dell’azienda sia al pubblico in generale. Siamo partiti da un gesto piuttosto semplice e primordiale: scavare terra nella terra. Si tratta di una zolla di terra che si solleva sopra al piano della campagna creando prospettive inaspettate. All’interno, molte pareti sono rivestite da resine prodotte a partire dagli scarti di produzione del pomodoro. Tuttavia, questo semplice gesto è stato reso possibile dalle tecnologie avanzate per l’edilizia e il controllo climatico. La mensa per Mutti porta avanti la nostra ricerca di fondere il mondo naturale e quello artificiale. I principi di circolarità si manifestano in tutto l’edificio. I pomodori scartati dalla linea di produzione Mutti vengono riciclati per creare resina che forma parte dello spazio interno. Le tecnologie di controllo ambientale sono ampiamente utilizzate per ridurre il consumo energetico”.

 

The Mutti Canteen
The Mutti Canteen
The Mutti Canteen
Residenza The Greenary
Residenza The Greenary
Residenza The Greenary
Mutti-Canteen-1-[Image-Credit-CRA-Carlo-Ratti-Associati]
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Tra gli ultimi avveniristici progetti all’estero, spiccano un grattacielo a Singapore, CapitaSpring, appena completato in collaborazione con lo studio BIG, e il più grande progetto di decarbonizzazione al mondo a Helsinki. Quali sono le principali innovazioni che avete sperimentato in questi due lavori?

“Quando siamo stati invitati a partecipare al concorso di architettura per realizzare il grattacielo a Singapore, abbiamo visto una grande opportunità di collaborare e unire le forze con BIG per ottenere insieme un risultato unico e audace. CapitaSpring riserva una grande attenzione per gli spazi pubblici per creare la migliore esperienza per tutti gli utenti, sfruttando sia la tecnologia, sia un’integrazione senza precedenti con gli elementi naturali. Al centro dell’edificio, tra gli uffici e le residenze, ci sono quattro livelli collegati di softscape organico soprannominato Green Oasis, un giardino all’aperto di 35 metri per lavoro, passeggiate informali, relax, esercizio fisico ed eventi. Questa Oasi Verde intreccia perfettamente la natura sviluppata in verticale nell’architettura, garantendo allo stesso tempo agli inquilini e ai residenti abbondante accesso agli spazi verdi ed animando l’elegante morbidezza dell’architettura moderna con l’onnipresente natura tropicale della regione.

A Helsinki un team transdisciplinare coordinato dal nostro studio, ha sviluppato la proposta vincitrice dell’Helsinki Energy Challenge. Intitolato Hot Heart, il progetto si basa su un arcipelago di bacini di accumulo di calore con la duplice funzione di immagazzinare energia termica e di fungere da hub per attività ricreative. Le ‘isole’ ospiteranno anche foreste tropicali ed ecosistemi provenienti da tutto il mondo, offrendo alla capitale finlandese ulteriore spazio pubblico e una nuova attrazione educativa.

Hot Heart è stato sviluppato come parte della Helsinki Energy Challenge organizzata dal comune di Helsinki per accelerare la transizione della città verso la neutralità delle emissioni di carbonio nel riscaldamento entro il 2030. Oltre alle sue proprietà di accumulo termico, Hot Heart funge anche da luogo ricreativo accessibile. Quattro dei 10 serbatoi di acqua calda sono racchiusi in cupole trasparenti che contengono le Foreste galleggianti: ecosistemi tropicali provenienti dalle principali zone della foresta pluviale del mondo riscaldati naturalmente dai bacini sottostanti. Le Foreste galleggianti offrono ai visitatori un luogo in cui socializzare e godersi la luce del sole, anche nel rigido inverno nordico, grazie all’uso della potente tecnologia LED simile al sole. Creano uno spazio pubblico unico per i residenti locali e forniscono un’attrazione per i viaggiatori internazionali. La produzione di energia rinnovabile sta diventando sempre più economica, ma lo stoccaggio è ancora estremamente costoso. La nostra idea è quella di utilizzare le gigantesche ‘batterie termiche’ per immagazzinare energia quando i prezzi sono bassi o addirittura negativi, ed estrarla quando richiesto dal sistema di teleriscaldamento quando la domanda è elevata. Questo modello sarebbe applicabile anche a molte città costiere con climi simili. Inoltre, Hot Heart offre un’esperienza unica, riunendo il mondo naturale e quello artificiale. Si ispira al concetto finlandese di Jokamiehen Oikeudet, che potrebbe essere tradotto come ‘diritto di ogni persona’: il diritto di riflettere e distendersi godendosi in pace la natura”.

 

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Cosa ne pensa delle potenzialità future del materiale ceramico?

“Tonino Guerra raccontava di un uomo che cammina dritto e preciso verso il futuro, che gira spesso la testa all’indietro. Quando gli chiedono come mai, lui risponde: ‘Se non so da dove arrivo non so dove andare’. Vale anche per i materiali che utilizziamo: cosa ci raccontano? Cosa ci insegnano? La ceramica è un materiale antico, forse tra i più antichi in assoluto. Adesso è il momento di interrogare questo materiale per chiedergli come può essere impiegato nel futuro – le potenzialità sono infinite”.

BIOGRAFIA
Cer Magazine Italia 71 | 06.2024
BIOGRAFIA

Carlo Ratti, un architetto e ingegnere di formazione, si distingue per il suo impegno nel plasmare il futuro delle città e dell'ambiente costruito. Attualmente, oltre a insegnare al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston e al Politecnico di Milano, dirige il Senseable City Lab presso il MIT e guida lo studio internazionale di architettura e innovazione CRA-Carlo Ratti Associati, oltre ad aver fondato diverse start-up in Europa e negli Stati Uniti. Laureatosi al Politecnico di Torino e all'École Nationale des Ponts et Chaussées di Parigi, ha conseguito il suo MPhil e il suo Ph.D. presso l'Università di Cambridge, completando la sua tesi di dottorato come Fulbright Scholar al MIT. Uno dei dieci studiosi più citati a livello internazionale nel campo della pianificazione urbana, è co-autore di oltre 750 pubblicazioni scientifiche, tra cui il recente "Atlas of the Senseable City" (scritto con Antoine Picon, edito da Yale University Press). Già relatore a TED, pubblica in modo regolare articoli di opinione sui maggiori media internazionali, tra cui The New York Times, Financial Times, The Guardian, Project Syndicate, Le Monde, Süddeutsche Zeitung, Corriere della Sera, La Repubblica, El Pais. Ricopre il ruolo di co-presidente del Global Future Council su Città e Urbanizzazione del World Economic Forum. La sua esperienza curatoriale comprende progetti in diverse parti del mondo. Nel dicembre 2023 è stato nominato curatore della Biennale Architettura di Venezia 2025.