L’architetto e l’algoritmo
Musica, scienza, natura, architettura. Nel panorama contemporaneo dell’architettura Giacomo Garziano è tra i protagonisti più visionari. Il suo approccio al progetto apre a nuovi possibili scenari sul concetto di edificio, in trasformazione, quale spazio connesso, intelligente, flessibile, in grado di interpretare le esigenze di chi li abita in un rapporto simbiotico.
Utilizzando l’algoritmo realizza progetti organici, ispirati a processi “biofilici”, governati da sistemi matematici e da proporzioni musicali.
Garziano studia violoncello al Conservatorio di Matera, poi si trasferisce a Firenze, dove nel 2008 si laurea alla Facoltà di Architettura di Firenze, e quindi ad Amsterdam, per fondare nel 2014 lo studio GG-loop.
Cosa significa il nome che hai dato allo studio “GG-loop”, a parte le tue iniziali?
“Loop” ha un significato a tantissimi livelli: si utilizza anche in gergo musicale quando una frase si ripete e rappresenta il metodo di lavoro che noi adottiamo in studio – sia creativo, sia scientifico – di considerare la progettazione in generale come una “domanda”, per cui si imposta una risposta che si cerca di confutare qualora non venga data una soluzione idonea e dunque si crea questo “loop”. E’ un metodo che utilizziamo anche con i vari stakeholder del progetto. Poi “GG-loop” deriva anche da una formula che appartiene alla fisica (cromodinamica) quantistica.
Cosa hanno in comune fisica quantistica e architettura?
Proprio per i miei interessi e studi di fisica quantistica, nelle nostre architetture cerchiamo di abbattere le barriere tra l’utente, lo spazio e l’oggetto che abita o che usa. La fisica quantistica spiega che tutto è connesso. Noi facciamo parte di un sistema molto più complesso, che coinvolge anche tutto il creato.
I cambiamenti climatici e la pandemia necessitano di un nuovo rapporto tra architettura-natura-scienza, della ridefinizione del rapporto tra l’uomo e il suo habitat. Questo implicherà delle modificazioni morfologiche dell’architettura?
Sicuramente – questo sta già avvenendo – è una transizione necessaria, prima di tutto perché dobbiamo progettare in modo più consapevole dell’ambiente. Utilizzare materiali a base biologica, più naturali, più legati alla natura ora è una scelta obbligata. Lavoriamo molto con il legno e cerchiamo di utilizzare i materiali dall’impatto ambientale positivo. Anche i materiali ceramici appartengono a questa categoria quando la filiera di produzione segue processi sostenibili.
Si può imparare dalla natura? In futuro gli oggetti e le abitazioni potranno essere pensati come estensione organica dell’utente?
La “biomimetica” è la base del nostro lavoro in generale. Il nostro approccio al progetto si fonda su questo teorema per generare un “design biofilico” capace di creare un legame organico molto più profondo tra le cose e l’uomo, molto più radicale e “subatomico”, più emozionale rispetto al passato. Per approccio biofilico non si intende solo integrare piantumazioni su balconi; oggigiorno è necessario adottare un metodo più profondo per integrare la natura nell’edificato. La biofilia è un principio radicale, che si basa e favorisce l’amore per la natura e per tutti gli esseri viventi. Mi piace pensare all’architettura e alla città in generale come ecosistemi, organismi bilanciati come un corpo umano.
Come si applica il design biofilico nei vostri progetti?
Un esempio di applicazione progettuale di GG-loop sono gli appartamenti Freebooter ad Amsterdam realizzati con una facciata parametrica in legno finalizzata al benessere dell’utente. Freebooter nasce dagli elementi principali che caratterizzano il territorio. Un tempo era un luogo di presenza costante delle navi. Per questo si è deciso di utilizzare gli elementi legati alla navigazione e interpretarli secondo una visione: il legno, la struttura tipica dei velieri e l’architettura tradizionale olandese hanno ispirato la tecnologia costruttiva e il feeling degli interni. I 2 duplex hanno un nucleo principale, come nelle imbarcazioni, contenente le funzioni vitali legate all’alimentazione (cucina) e alla cura della persona (bagno e servizi igienici). Attorno ad essa si evolvono fluidamente la zona riposo (camera matrimoniale e camera singola, studio) e la zona “living” (salone e sala da pranzo). Il piano aperto offre la massima flessibilità. Il soggiorno si fonde con la sala da pranzo, lo studio e lo spazio a doppia altezza.
Facendo un salto di scala, i nostri mobili Zephyrus e Polygonia sono ispirati alla farfalla amazzonica, volumi incastrati plasmati secondo un modello parametrico. Come una crisalide si trasforma in farfalla, la credenza Zephyrus è stata generata da una complessa deformazione controllata di 7 prismi esagonali, nascosti dietro le azioni controllate di spinta e allungamento dei poligoni. La sua simmetria si ottiene specchiando e ruotando i volumi attorno al nucleo, creando un mobile in continua trasformazione quando si sposta nello spazio.
I termini scientifici che utilizzi per spiegare le tue architetture si riferiscono ai processi biologici delle cellule come “mitosi”, “simbiosi”, passano sempre di più dalla scienza all’architettura. “Mitosis” è lo strumento matematico parametrico di progettazione che GG-loop ha creato e che ha sostituito la modalità tradizionale del “disegno” architettonico.
Il nome Mitosis si riferisce al processo biologico di una singola cellula che si divide in due cellule figlie identiche. Rappresenta la modularità e l’adattamento a lungo termine del sistema e funge da metafora di un organismo co-vivente flessibile, in cui ogni unità residenziale coesiste in simbiosi con tutte le altre e il suo ambiente.
Al momento il processo classico è quello di inserire nei vari software dedicati codici che vengono elaborati da un algoritmo che può generare diverse soluzioni progettuali (infatti si chiama architettura “generativa”). Queste soluzioni attraverso un processo iterativo vengono calcolate sulla base degli “indici” che vengono pre-impostati. Per esempio nel caso specifico di Mitosis che abbiamo sviluppato – con il quale è stato progettato Illyrius – i dati che vengono inseriti nel sistema sono per esempio la massima altezza, la superficie di progetto, l’irraggiamento ottimale degli interni, la misura del lotto dove questo edificio sorgerà, poi viene lanciato un calcolo iterativo che incrocia i dati per cui vengono prodotte diverse soluzioni. Quindi scegliamo la soluzione migliore che sarà ulteriormente rielaborata e ottimizzata approfondendo la scala di progettazione.
Ci parli del progetto Illyrius a Tirana?
Illyrius si ispira alla storia del popolo albanese le cui origini risalgono alla regione dell’Illiria, la penisola balcanica sul mare Adriatico, abitata da numerose tribù il cui nome collettivo deriva dal loro fondatore, Illyrius appunto. Figlio di Cadmo e Harmonia, o attraverso altre fonti di Polifemo e Galatea, Illyrius è l’antenato e il primo sovrano dell’Illiria.
Il progetto Illyrius consiste in 4 torri compatte, rastremate in modo da consentire condizioni di luce ottimali nel cortile e negli appartamenti delle torri.
Un sistema modulare e parametrico di generosi balconi e terrazze estende gli appartamenti verso l’esterno e integra il verde nell’edificio. Un sistema di balaustre continue compone la facciata in modo organizzato, consentendo un’ottimizzazione costruttiva e garantendo un effetto organico, dinamico ed esteticamente sempre sorprendente.
La vostra architettura appare futurista, decostruttivista, ma allo stesso tempo si adatta al genius loci, al clima locale.
Nelle forme riconosco che possa esserci un legame con questo tipo di architettura. Ma l’approccio è differente perché parte dall’esperienza dell’individuo all’interno del progetto, non parte dall’architettura vista dall’alto come gesto formale, visto dal drone. Un’architettura che utilizza mezzi di progettazione attuale, ma che parte dall’esigenza dell’individuo anche a livello della gestione del cliente: noi mostriamo al cliente come ci si potrà muovere all’interno dell’edificio. L’idea di realizzare un plastico architettonico era legata alla visione dell’architettura dall’alto; noi piuttosto utilizziamo tecnologie come virtual reality, che consentono davvero di avere l’esperienza immersiva.
Quindi partite dall’interno?
Dall’esperienza dell’interno verso l’involucro. Anche l’aspetto tecnologico con i vari costi di efficientamento energetico. L’involucro edilizio deve avere un valore intrinseco, che è quello di protezione; a livello tecnologico l’involucro edilizio ha subito un’evoluzione radicale rispetto agli anni settanta, quando l’isolamento termico non era necessariamente contemplato e le finestre erano monovetro. Spesso guardiamo all’architettura vernacolare dei luoghi in cui progettiamo, per evolvere le soluzioni tecnologiche già utilizzate in passato e disponibili nell’area di intervento.
Qual è il vostro progetto più recente?
E’ Portal Universalis, che lega l’architettura al complesso mente/corpo/spirito. Si tratta di padiglioni in pietra, di spazi contemplativi, il cui design ed esperienza al suo interno sono generati da un fenomeno di risonanza. Ideato con la mia fondazione, Inspiral Foundation, nasce dal mio interesse relativo al legame musica/architettura, o suono/spazio, attraverso la fisica quantistica. E’ al momento la massima espressione della mia ricerca relativa all’interazione dell’uomo col suo intorno, attraverso l’esplorazione di fenomeni fisici naturali che inducono benessere psico-fisico e una più elevata consapevolezza.
Per concludere sono convinto che nel nostro campo l’approccio biofilico, supportato dal computazionale e generativo, e l’“artificienza” nel presente e nel futuro prossimo raggiungeranno dei risultati molto più avanzati e spettacolari. Siamo solo all’inizio di una svolta epocale dell’architettura.
Febbraio 2023