Progetti
Una casa rivestita di ceramica
Laura Ragazzola
Luciano Busani
Sergio Achini
MARCA CORONA
2018
Villa Tornavento, dal nome dell’omonimo borgo – una manciata di case a due passi dall’aeroporto della Malpensa – vive del duplice rapporto con il paesaggio e la storia. Il villaggio lombardo, infatti, già terreno di battaglia durante la Guerra dei Trent’Anni, è stato un importante crocevia sotto l’Impero austriaco (ne è testimonianza la vicina Dogana Austroungarica, oggi Centro Parco del Ticino), per diventare, infine, nel corso dell’Ottocento un fiorente centro agricolo sotto la guida dei nobili Parravicino.
Ma è soprattutto il contesto paesaggistico che fa di Tornavento uno dei borghi più belli della Lombardia: con i suoi 170 metri sul livello del mare, il paese offre uno straordinario belvedere sulla valle del Ticino, incorniciata dalle vette innevate della catena alpina.
Un luogo speciale, dunque, che ha ispirato l’architetto Sergio Achini nel ridisegno di questa casa monofamiliare. Ecco il suo racconto.
“La villa nasce dalla ristrutturazione di un edificio degli anni ’60 di scarso valore architettonico e privo di legami con la storia del borgo, ricca e piena di fascino, le cui tracce sono ancora leggibili: penso alla villa Parravicino, che si affaccia sulla piazza del paese, oppure alla rigorosa architettura dell’ex Dogana Austroungarica, non lontano da qui… E fra i prati e i boschi che abbracciano Tornavento, ogni anno viene anche rievocata la famosa battaglia del 1636, fra spagnoli e francesi, che segna un altro momento importante nella vita di questo piccolo centro. Ma il nostro obiettivo non è stato quello di far rivivere l’edificio in chiave storica. In accordo con la committenza, abbiamo voluto realizzare una casa dal chiaro segno contemporaneo, capace sì di guardare al passato e alla bellezza del luogo, ma con un linguaggio di oggi”.
Il risultato è sorprendente: l’edificio assume una differente fisionomia a seconda del fronte verso cui guarda. Mentre la facciata pubblica, quella su strada, è scura, piena e austera (“la fonte di ispirazione è la sobria architettura dell’ex Dogana Austroungarica”, ci ricorda l’architetto), quella interna, aperta sul giardino e sulla vallata, punta, invece, sulla leggerezza e la trasparenza di un’ampia vetrata.
Il gioco dei prospetti, caratterizzati da estetiche differenti, è il risultato di un’intelligente sperimentazione nell’uso dei materiali, a partire dal gres porcellanato, che il progetto valorizza in tutte le sue potenzialità compositive, prestazionali e applicative.
“La serie ‘Stoneone’ di Marca Corona, nella colorazione ‘Dark’, si è subito rivelata perfetta per il nostro obiettivo”, spiega il progettista, “e, cioè, ottenere una superficie scabra, tipo pietra spacco di cava, in grado di restituire l’immagine di un’architettura monolitica e monomaterica. Le moderne superfici in gres di cm 45×90 sono state infatti applicate con giunti accostati, senza fughe, al di sopra di una membrana a cappotto, che ha anche regalato all’edificio elevate prestazioni energetiche. Sulla facciata interna, invece, è il vetro il materiale-protagonista”, continua l’architetto Achini. “Una vetrata alta 10 metri, che coincide con il prospetto dell’edificio, porta all’interno l’incantevole paesaggio della valle del Ticino insieme alla luce del tramonto che gioca con il profilo del Monte Rosa”. A sorpresa, il rivestimento ceramico della facciata arriva anche a coprire tutta la pavimentazione esterna del fronte-giardino, con un gioco di prospettive davvero inusuale. Così il camminamento, il patio-relax, l’area barbecue, ma persino l’interno della maxi vasca idromassaggio del giardino, ripropongono le medesime lastre di gres porcellanato del prospetto su strada, creando una continuità cromatica e materica che sposa in pieno la sobrietà di tutto il progetto.
grès porcellanato
Stoneone
Dark
45x90 cm