La cultura del recupero

I protagonisti. 1) Una casa anni Settanta nel verde di Marina Velca, un comprensorio ben attrezzato nei pressi di Tarquinia, delimitato da una parte dal mare di Voltunna e dall’altra dal golf e dai boschi di Pian di Spille. 2) Una coppia romana che vuole trasformarla nella loro casa di vacanza: ospiti fissi saranno le collezioni di Lego, i colorati mattoncini danesi che dalla fine degli anni Cinquanta, con continue evoluzioni, hanno dato felicità a bambini e adulti. 3) L’architetto romano Paolo Brunelli che, dopo un periodo di formazione all’università di Lisbona, sceglie l’esempio dei grandi maestri portoghesi – da Álvaro Siza ai fratelli Aires Mateus (Francisco e Manuel) – mettendo alla base del progetto l’ascolto del cliente, delle sue necessità e dei suoi sogni. 4) Fioranese, azienda specializzata nella produzione di gres porcellano, e le particolarissime piastrelle “Kintsugi” di forte connotazione giapponese, realizzate con una nuova tecnologica stampa digitale brevettata che permette di avere un leggero rilievo, percepibile otticamente ma impercettibile quando vi si cammina sopra.

La storia. Come sempre il progetto di ristrutturazione affianca alla parte più tecnica continui incontri alla ricerca dell’elemento chiave che dia un carattere particolare e personalizzato al progetto. In questo caso una casa su due piani: al piano terra, grande zona giorno con la collezione dei Lego e un tavolone dedicato, 4 stanze per gli amici e i parenti; in quello superiore, dedicato ai videogiochi, un ufficio, la zona dei padroni di casa e la camera da letto del figlio.

“Siamo partiti dalle pareti, ma i campioni di colori e carte da parati non convincevano. La risposta giusta è arrivata con il nuovo catalogo di Fioranese, che subito ci ha fatto spostare l’attenzione al pavimento”, racconta l’architetto Brunelli. “Le piastrelle ceramiche della serie Kintsugi hanno convinto tutti: è l’immagine che non si dimentica”. Allora una novità assoluta, la collezione è ricca di riferimenti culturali e carica di significati che, anziché appesantire il contesto, lo rendono vario, allegro e luminoso. Il suo pattern con inserti colorati dai disegni semplici e rilassanti e il filo metallico in leggero rilievo riportano all’antica arte giapponese – il Kintsugi – che, scegliendo il filo d’oro nel recupero degli oggetti rotti, ne accresce il valore.

“Questo progetto è stato per me l’occasione di un giro di boa. Confermandomi la validità del mio approccio basato sulla qualità professionale e relazionale, l’amicizia nata con i clienti e la loro stima mi hanno spinto a diventare socio unico di Duolab, lo studio da me fondato anni fa con un amico”, continua. “Oggi lo studio è formato da me e dalla mia compagna Elisa Di Florido. Lavoriamo da casa: siamo più rilassati, evitiamo spostamenti inutili, ci sentiamo più liberi. Lavoriamo tanto, ma non ci pesa”.